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“Il teatro dovrebbe essere ciò che il teatro non è”
Da qui partiamo. Con questa pasoliniana illuminazione, tratta dal Manifesto per un nuovo teatro, ci misuriamo da tempo. E, contemporaneamente, con quelle di Goldoni, Copeau, Strehler, Costa, Spadoni, Eduardo. Ovvero di tutti quei grandi che hanno messo al centro della loro esistenza la ricerca di un nuovo teatro.
Con tutto questo ci misuriamo da quando, all’inizio dell’avventura del Teatro della Toscana, abbiamo con tutti noi stessi tentato di capire, giorno dopo giorno, dove indirizzare la ricerca, ossia come poter creare le condizioni nelle quali far nascere davvero una nuova, autentica possibilità espressiva, un futuro di reale novità per questo “meraviglioso strumento di comprensione fra gli uomini” che è il Teatro.
Una chiarezza riteniamo di aver raggiunto nel percorso: “Mutazioni” non può che riferirsi a un Teatro d’Arte orientato ai giovani.
Quei giovani che sono curiosi del teatro e lo vedono come una possibilità per crescere o allargare i propri orizzonti, quelli che non ne sanno nulla, quelli che lo hanno incontrato e rifiutato, quelli che il teatro lo fanno più o meno consapevolmente e che domani saranno i veri fautori del nuovo.
Un teatro fondato su un’articolata e diversificata proposta formativa, con una costante priorità per l’avviamento al lavoro delle nuove leve attraverso la trasmissione dei mestieri teatrali e la loro applicazione al produrre, al promuovere, all’amministrare, all’organizzare. Un teatro vissuto come mezzo espressivo per tutti, come strumento per formare gli uomini. Anche per chi ci lavora.
Giunti a metà del secondo triennio ministeriale, unico Teatro Nazionale a essere stato premiato dal costante incremento di contributo da parte del MiBAC e dalla costante crescita di punteggio nella ‘classifica’ di merito, la nostra consapevolezza è che il Teatro della Toscana è oggi il nome istituzionale che raccoglie collettivamente una struttura articolata in tre Aree interconnesse e interagenti.
La Pergola di Firenze, la struttura del grande spettacolo, della grande produzione, l’area operativa dotata di Scuola, Laboratorio d’Arte, Centro Studi, Saloncino, con una stagione internazionale autunnale.
Il Teatro Era di Pontedera, lo spazio della sperimentazione di un progetto d’area territoriale che coinvolge l’impresa privata e salvaguarda la storicità del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale (Csrt), integrandola con una stagione di spettacoli e con il Festivaldera.
Il Giovane Teatro, il fulcro del movimento generale che sta al centro sia dello schema organizzativo, che di quello progettuale e opera su ogni spazio rendendolo luogo polivalente di teatro, di performance, d’arte visiva.
È importante ricordare che l’attività del Giovane Teatro prevede la centralità della lingua italiana, riprendendo alcuni schemi consolidati anche all’estero, e viene realizzata in tutto dal gruppo de I Nuovi, costituito dai diplomati della Scuola Costa/Cae, integrati da diplomati di altre scuole teatrali italiane. I Nuovi si misurano con un’alternanza ciclica in tutti i mestieri del teatro, da artistici a organizzativi a tecnici, e con un tutoraggio costante degli esperti del Teatro della Toscana nei vari settori e competenze.
Dopo la fase di avviamento del ‘sistema Teatro della Toscana’ nel corso del 2018, la stagione 2019/2020 rappresenta il passaggio definitivo dal modello produttivo tradizionale, la bottega, praticato con il coinvolgimento dei giovani in esperienze produttive fondate sulla trasmissione, al nuovo modello produttivo giovani/maestri, finalizzato alla realizzazione di un teatro totale per la formazione di un attore totale e creativo.
Il modello della bottega proseguirà attraverso la riproposizione, su scala nazionale, del repertorio di eccellenza su Pirandello e sui classici, creato e guidato dalla maestria di Gabriele Lavia, punto di riferimento artistico per la Tradizione, che con i suoi Giganti della montagna, ha rappresentato la chiave di volta della “mutazione”.

Gabriele Lavia alla presentazione della Stagione 2019-20 del Teatro della Toscana
In parallelo, continuano le esperienze condotte da Maurizio Scaparro, Gianfelice Imparato, Glauco Mauri, Marco Baliani, Andrée Ruth Shammah, che si arricchiscono della collaborazione di Giancarlo Sepe il quale, anche attraverso la struttura del Teatro La Comunità di Roma, condurrà un percorso di palestra, sperimentazione e produzione su The Dubliners.
Un’altra sperimentazione sul terreno della drammaturgia ‘aperta’ sarà avviata con Giuseppe Manfridi in collaborazione con Lorenzo Macrì sui temi del mito e della recitazione in versi.
A fianco dell’attività di formazione attoriale, oltre al lavoro di Todomodo sul teatro musicale, si strutturano compiutamente altri percorsi formativi che estendono l’opera del Laboratorio d’Arte alla preparazione e specializzazione di costumisti, scenografi e tecnici, mentre l’Oltrarno di Pierfrancesco Favino acquista una propria autonomia operativa, mantenendo una collaborazione con la Fondazione.
L’esperienza di StudioTeatro, progetto di residenze artistiche che si sta realizzando al Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ di Scandicci come scoperta del “nuovo”, viene seguita e accompagnata nella crescita, anche in una prospettiva nazionale, focalizzandosi sui gruppi che hanno dato esiti in linea coi valori del Teatro della Toscana e in vista dei processi relativi alle attività internazionali. L’attività del Teatro Studio si arricchisce, in chiave multidisciplinare, della collaborazione con il Campus della Musica.
Oltre alle attività del Centro Studi per la valorizzazione degli spazi museali della Pergola, con le frequentatissime visite/spettacolo della Compagnia delle Seggiole, sarà progettata un’attività qualificata nell’Area Metropolitana Fiorentina attraverso l’intervento del gruppo Venti Lucenti per giovanissimi e adolescenti, la collaborazione con Virgilio Sieni e la sperimentazione del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards, messaggero a tutto campo, che tocca con la sua esperienza le più svariate comunità del mondo, creando relazioni e confronti.
Nel 2019/2020 l’attività del Workcenter spazierà nei luoghi più disparati, dall’Europa – con la personale estiva a Parigi – al Sudamerica (Colombia e Brasile soprattutto), a New York nel Bronx, all’Asia. Rilevante è l’invito che il Workcenter ha ricevuto per tenere due settimane di full immersion pedagogica a Beijing WTown, l’incredibile città “ricostruita” vicino a Pechino, ai piedi della Grande Muraglia di Simatai. Il Workcenter è la prima istituzione formativa occidentale, e la seconda in senso assoluto, a essere invitata in questo particolare luogo.
Altra innovativa linea strategica, che procede in parallelo con quella dei Giovani, è quella che si sta portando avanti sull’area della Valdera, attraverso un doppio processo: da una parte, al Teatro Era, l’innesto di una sezione significativa di spettacoli di tradizione sull’esperienza del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, guidato da Roberto Bacci e Luca Dini, luogo storico a livello nazionale e internazionale; dall’altra, la definizione di un vero e proprio “cantiere” teatrale, che completi il raggio d’azione del Teatro della Toscana insieme ai Comuni di Pontedera, Peccioli e Ponsacco, con il contributo di Peccioliper, Fondazione Pisa e Belvedere Spa.
Il cantiere Valdera è una piattaforma di lavoro in cui i professionisti dello spettacolo diventano maestri dei mestieri del teatro. Una modalità che incentiva una nuova attenzione sulla formazione e risponde all’esigenza di comprendere i meccanismi legati al teatro come sintesi di arte e artigianato.
Processi di questo tipo, in particolare legati alla drammaturgia, hanno dato i primi risultati positivi soprattutto nel lavoro di formazione alla scrittura teatrale diretto da Michele Santeramo, attraverso workshop partecipati tra Pontedera e Peccioli. Dall’attenzione al testo parte tutta l’esperienza del Festivaldera, che si è arricchita, a un anno dalla sua creazione, della presenza di figure di rilievo nazionale come Marco D’Amore, Luca Zingaretti, Valeria Solarino, Edoardo Leo, Sergio Rubini.
Giovani, lingua italiana, drammaturgia, mestieri del teatro: si mettono a fuoco le priorità, la struttura della Fondazione e l’interazione tra le tre Aree, con il costante apporto di esperienze che trovano nell’istituzione Teatro della Toscana il luogo d’incontro e confronto per proposte e progetti.
Un percorso accompagnato e monitorato costantemente dall’Università degli Studi di Firenze, per le verifiche e gli adeguamenti di cui necessita un percorso così complesso e articolato.
Tale percorso consolida le vere e fattive consonanze costruite con Teatri e Compagnie ‘partner’, compagni di viaggio e di progetto, con i quali si realizzano le produzioni e le attività, toccando con i risultati del nuovo modello produttivo le città che vengono individuate come ‘capitali del teatro’.
Strutture che si identificano con persone che condividono un’idea e con essa un rischio culturale reale per costruire il vero teatro del futuro, tenendo come riferimento i classici e la nuova drammaturgia, con uno sguardo particolare anche al tema della scienza e delle nuove tecnologie.
Questo avviene a livello nazionale e a livello internazionale.
A livello nazionale con i teatri Ambra Jovinelli di Roma con Fabrizia Pompilio, Franco Parenti di Milano con Andrée Ruth Shammah, Nuovo di Verona con Paolo Valerio, La Comunità di Giancarlo Sepe sempre a Roma e con le compagnie Nuovo Teatro di Marco Balsamo, Mauri Sturno, Elledieffe, Gli Ipocriti, Vela classica/Ghione.
A livello internazionale con i teatri e le relative strutture di formazione con cui si è stabilita una partnership esclusiva e si condivide la visione di un teatro che sia realmente europeo. Un gesto artistico con significati fortemente politici che si avvale, per la sua realizzazione, della consulenza di Juan Carlos Martel e Elisabetta di Mambro.
I primi interlocutori della rete internazionale sono il Théâtre de la Ville di Parigi, il Teatre Lliure di Barcellona, il Watermill Center di New York, la Norwegian Theater Academy, l’Accademia ArtEZ di Amsterdam, con i quali si è avviato uno scambio di esperienze e progetti per i giovani, grazie a contatti ‘non convenzionali’ con maestri e professionisti, per aprire lo sguardo anche al di fuori dell’ambito teatrale.
In questa chiave è da leggere la Carta 18-XXI, manifesto di principi che mettono al centro i giovani che hanno compiuto 18 anni nel 2018, condivisa con il Théâtre de la Ville, il Lliure, il São Luiz di Lisbona e altri teatri e strutture scientifiche d’Europa.
Si definisce così un sistema integrato di coproduzioni che genera a livello internazionale relazioni, prima ancora che spettacoli. Si parte con Mary Said What She Said con Isabelle Huppert (2019) e Jungle Book (2020), entrambe regie di Robert Wilson, in partnership con il Théâtre de la Ville di Parigi, per aprirsi poi ad altre iniziative produttive quali, per citarne alcune, i nuovi spettacoli di Dimitris Papaioannou e Euripides Laskaridis o Casting Giulietta di Juan Carlos Martel.
In conclusione, sono queste le basi che rendono naturale la nascita della Compagnia dei Giovani della Pergola, una compagnia composta dai nostri migliori giovani attori, i quali costituiranno il nucleo per tutte le produzioni della Fondazione.
Quello che nasce da questo progetto sovverte ancora una volta i termini e i modi consolidati del sistema teatrale, individuando un modello produttivo semplice che valorizzi le risorse nascenti e che chieda a tutti gli attori del processo produttivo e creativo una grande prova di umiltà, per realizzare “il teatro che ancora non c’è”.
Marco Giorgetti
Direttore Generale
Fondazione Teatro della Toscana
Teatro della Pergola, Teatro Studio ‘Mila Pieralli’ Scandicci 2019/2020
9 prime nazionali – 13 produzioni
Il domani è oggi
Il teatro come fattore attivo nella società, luogo di incontro e arricchimento. Anche nella stagione 2019/2020 la Pergola di Firenze si conferma non interessata alla semplice erogazione di spettacoli, quanto, piuttosto, alla ricerca di un rapporto con il nostro pubblico. Presente e futuro. Centrale, per tutti noi, è la costruzione e cura di una comunità coesa, raccolta attorno alla storia, proiettata nel domani, del Teatro della Pergola. Continua, quindi, l’investimento sulla qualità professionale degli artisti in cartellone, in un rapporto da sempre fruttuoso tra tradizione e innovazione, anche grazie al progetto StudioTeatro a Scandicci.
Produzioni e coproduzioni ricercano la qualità artistica attraverso i nomi di artisti riconosciuti a livello nazionale, con uno sguardo internazionale rivolto alle eccellenze europee. E si comincia proprio da un’esclusiva per l’Italia: Isabelle Huppert interprete per Robert Wilson in Mary Said What She Said di Pinckney (11-13 ottobre). Poi, Gabriele Lavia dirige e interpreta I giganti della montagna di Pirandello (24 ottobre-3 novembre). Maurizio Scaparro riallestisce con Pino Micol Memorie di Adriano di Yourcenar (5-10 novembre). Emanuele Gamba dirige Daniela Poggi in occasione di Emily Dickinson – Vertigine in altezza di Valeria Moretti (22-30 novembre). Roberto Andò dirige Gianfelice Imparato e Carolina Rosi in Ditegli sempre di sì di De Filippo (27 dicembre-5 gennaio). Glauco Mauri e Roberto Sturno sono guidati da Andrea Baracco in Re Lear di Shakespeare (10-19 gennaio). Claudio Longhi affronta Elias Canetti ne La commedia della vanità (18-23 febbraio). Ferzan Özpetek porta a teatro le sue Mine vaganti (31 marzo-5 aprile). Quanto al ricambio generazionale attraverso il rapporto giovani/maestri, foriero di una nuova modalità produttiva, I Nuovi – Giovane Teatro della Toscana sono impegnati in un percorso di approfondimento e indagine con Giancarlo Sepe, che porta a ridare vita al suo storico The Dubliners da Joyce (14-19 aprile; 28 aprile-8 maggio).
Molte le ospitalità: classici, riletture, e drammaturgia contemporanea, tra cui Giulio Scarpati e Valeria Solarino, Silvio Orlando, Gigio Alberti e Barbara Bobulova, Renato Carpentieri, Natalino Balasso, Giuseppe Battiston, Giuliana De Sio e Isa Danieli, Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini, Vinicio Marchioni, Daniele Russo e Alessandro Gassmann, Eros Pagni.
Pier Paolo Pacini
Coordinatore Area Fiorentina
Fondazione Teatro della Toscana
Matteo Brighenti
Ufficio stampa e Social
Fondazione Teatro della Toscana
Area Fiorentina
055 2264347 – 348 0394310 – stampa@teatrodellapergola.com
Teatro Era 2019/2020
4 prime nazionali – 6 produzioni
Il Teatro Era è!
Le linee di sviluppo della stagione 2019/2020 del Teatro Era si diramano a partire da un rapporto solido con compagnie e nomi della scena nazionale e internazionale portato avanti dal CSRT – Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, che ne sottolineano l’aspetto di luogo di indagine dei linguaggi teatrali contemporanei. La presenza dell’artista e regista Jan Fabre, della danza firmata da Lisbeth Gruwez e Claire Chevallier, dell’Odin Teatret, per arrivare agli italiani Motus, Emma Dante, Lino Musella, Pippo Delbono, Alessandro Serra, delineano un panorama ricco e fertile su cui si inseriscono l’ultima creazione Svegliami e il Progetto Oblomov di Roberto Bacci.
Fondamentale, da questa prospettiva, il lavoro costante con la drammaturgia che trova in Michele Santeramo la figura di congiunzione tra la stagione teatrale, la formazione e progetti territoriali di sempre maggior respiro come il Festivaldera, di cui Santeramo è autore centrale. Il rapporto testo/contesto ha del resto l’obiettivo di ridisegnare il territorio attraverso la spinta dello spettacolo dal vivo e attività di qualità che ripartano dal Teatro Era quale luogo riconosciuto di identità e riferimento della Valdera e possano mostrare il fare teatro anche da prospettive inedite. L’idea di attivare nel tempo una rete progettuale delle eccellenze territoriali si muove verso un ampliamento relazionale costante che sta ponendo le basi per una piattaforma di pensiero, dialogo e confronto sempre più vitale e aperta.
Si struttura infine con ancora maggior solidità rispetto al passato il profilo del Teatro della Toscana quale Teatro Nazionale in cui il Teatro Era trova – tra innovazione e tradizione – ulteriori modalità di avvicinamento del pubblico anche verso proposte immaginate per comunità di spettatori eterogenee e diversificate, moltiplicando le possibilità di incroci tra sguardi e proposte di qualità. Sotto questa spinta entrano in stagione nomi del calibro di Filippo Dini, Valeria Solarino e Giulio Scarpati, Ferzan Özpetek, Gianni Clementi, Roberto Andò, Vinicio Marchioni, Luca Zingaretti.
Carlo Calabretta
Coordinatore Area Valdera
Fondazione Teatro della Toscana
Maurizio Busìa
Ufficio stampa
Fondazione Teatro della Toscana
Area Valdera
349.2307448 – maurizio.busia@gmail.com
TEATRO DELLA PERGOLA – STAGIONE 2019-20
SALA
EVENTO
11 Ott 2019 – 13 Ott 2019
MARY SAID WHAT SHE SAID

Isabelle Huppert in ‘Mary said what she said’
Isabelle Huppert
PRIMA NAZIONALE
Un nuovo importante incontro tra Robert Wilson e Isabelle Huppert.
Sempre innovativo, in Mary Said What She Said Wilson offre alla grande Huppert, accompagnata dalle musiche originali di Ludovico Einaudi, il trono della Regina di Scozia e Francia Maria Stuarda, che perse la corona a causa delle sue passioni.
Vita e tormenti, tra gloria, prigione e omicidi, di una donna che ha combattuto le forze della storia per controllare il suo destino.
24 Ott 2019 – 3 Nov 2019
I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello
la Compagnia della Contessa Federica Di Martino, Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera, Luca Massaro
Cotrone detto il Mago Gabriele Lavia
gli Scalognati Nellina Laganà, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Daniele Biagini, Marika Pugliatti, Beatrice Ceccherini
i Fantocci (personaggi della Favola del figlio cambiato) Luca Pedron, Laura Pinato, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Debora Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese, Eleonora Tiberia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
musiche Antonio Di Pofi
luci Michelangelo Vitullo
maschere Elena Bianchini
coreografie Adriana Borriello
regista assistente Francesco Sala
assistente alla regia Angelica Fei Barberini
regia Gabriele Lavia
produzione Fondazione Teatro della Toscana
in coproduzione con Teatro Stabile di Torino, Teatro Biondo di Palermo
con il contributo della Regione Sicilia
con il sostegno di ATCL Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio, Comune di Montalto di Castro e Comune di Viterbo
foto di scena Tommaso Le Pera, Filippo Manzini
durata 2 ore e 15 minuti, intervallo compreso
Gabriele Lavia, dopo i Sei personaggi in cerca d’autore e L’uomo dal fiore in bocca… e non solo, chiude la sua personale trilogia pirandelliana con I giganti della montagna, l’ultimo dei miti, testamento artistico di Luigi Pirandello, punto più alto e sintesi della sua poetica.
Una compagnia di teatranti guidata dalla contessa Ilse arriva alla villa detta La Scalogna dove vive uno “strano” mago che dà loro rifugio.
Alla fine del II atto scrive le ultime cinque parole della sua vita e di tutto il Teatro delle maschere nude: “Io ho paura, ho paura…”.
Note di regia
Cotrone, il mago, dice di essersi fatto “turco” per il “fallimento della poesia della cristianità”. Chi è questo “strano” mago, mezzo vestito da turco, che vive nel “fallimento”, nella “caduta” del mondo, ai margini della vita e ai confini del sogno? È Luigi Pirandello, agrigentino e nato, per un’epidemia di colera da cui fuggire, in un “luogo a parte” chiamato Caos, parola greca che vuol dire “spalancato, disordinato”. Il contrario è Kósmos, “ordinato, abbellito”, da cui “cosmetico”. E il Teatro di Pirandello, certo, non è “cosmetico”.
Gabriele Lavia
5 Nov 2019 – 10 Nov 2019
MEMORIE DI ADRIANO
di Marguerite Yourcenar
riduzione Jean Launay (Editions Gallimard)
con Pino Micol
melodie e canto Evelina Meghnagi
musicisti Arnaldo Vacca e Cristiano Califano
coreografie Eric Vu An
regista assistente Ferdinando Ceriani
regia Maurizio Scaparro
produzione Teatro Ghione, Fondazione Teatro della Toscana
con il contributo Teatro Olimpico di Vicenza
durata 1 ora e 15 minuti circa, atto unico
PRIMA NAZIONALE
Torna Memorie di Adriano e, di nuovo, ci aiuta a riflettere sul nostro momento storico indicandoci, forse, uno spiraglio di speranza.
Dopo il grande successo dell’edizione con Giorgio Albertazzi, Maurizio Scaparro ha sentito la necessità di riproporlo in un nuovo allestimento, che rilegge da angolazioni nuove la storia raccontata da Marguerite Yourcenar.
A dar voce e corpo all’Imperatore, in una sua personalissima interpretazione, Pino Micol.
In un mondo dove i fondamentalismi e l’ignoranza seminano morte e distruzione, questo testo è più attuale che mai.
Note di regia
C’è una frase di Flaubert che forse, meglio di tutte, spiega il fascino immortale del protagonista di quest’opera di Marguerite Yourcenar: Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo. Adriano è più di un uomo, è l’immagine, o meglio il ritratto di ciò che noi siamo oggi, nelle sue parole ritroviamo le radici del pensiero occidentale e della nostra storia.
Maurizio Scaparro
12 Nov 2019 – 17 Nov 2019
MISANTROPO
di Molière
traduzione di Cesare Garboli
con Valeria Solarino, Giulio Scarpati
e con Blas Roca Rey, Anna Ferraioli, Matteo Cirillo, Federica Zacchia, Mauro Lamanna, Matteo Cecchi
scena Luigi Ferrigno
costumi Marianna Carbone
luci Raffaele Perin
musiche Marco Schiavoni
regia Nora Venturini
produzione Gli Ipocriti – Melina Balsamo diretta da Roberto Andò
foto di scena Lanzetta – Capasso
durata 1 ora e 40 minuti, atto unico
Un uomo e una donna con torti e ragioni equamente distribuiti, protervi nel non cedere alle richieste dell’altro, attaccati tenacemente alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto tra loro.
Giulio Scarpati e Valeria Solarino sono i protagonisti de Il misantropo di Molière diretto da Nora Venturini, una commedia amara in cui non è previsto il lieto fine.
Attorno a loro si muove un carosello di tipi umani: il politico con velleità da scrittore, i giovani bene, vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta; parodie dei vizi e dei difetti dell’alta società di ieri, di oggi e domani.
Note di regia
In questo capolavoro sempre in equilibrio tra commedia e tragedia l’aspetto privato del tormento amoroso è dal punto di vista teatrale altrettanto interessante di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano e ce lo rende sempre attuale a distanza di secoli. Tragici e comici insieme, Alceste e Célimène sono nostri contemporanei come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano eppure faticano a separarsi. Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio.
Nora Venturini
19 Nov 2019 – 24 Nov 2019
SI NOTA ALL’IMBRUNIRE
di e regia Lucia Calamaro
con Silvio Orlando
e con (in ordine alfabetico) Vincenzo Nemolato, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
scene Roberto Crea
costumi Ornella e Marina Campanale
luci Umile Vainieri
produzione Cardellino
in collaborazione con Napoli Teatro Festival 18 – direzione artistica Ruggero Cappuccio
in coproduzione con Teatro Stabile dell’Umbria diretto da Nino Marino
ritratti Claudia Pajewski
foto di scena Maria Laura Antonelli
durata 2 ore circa, intervallo compreso
(Solitudine da paese spopolato)
I figli e il fratello maggiore, radunati in un fine settimana nella casa di campagna del padre, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni.
Lucia Calamaro scrive e dirige Si nota all’imbrunire con Silvio Orlando nel ruolo del protagonista, quello di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.
Emergono, qua e là, empatie, distanze, rese dei conti. Si tratta di decidere come smuoverlo da una posizione che è metafora del suo stato mentale.
Desideri e realtà: la vita, fino a un certo punto, può essere esattamente come uno decide che sia.
Note di regia
Si nota all’imbrunire, che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, trova le sue radici in una piaga, una patologia specifica del nostro tempo che io ho conosciuto anche troppo. La socio-psicologia le ha dato un nome: “solitudine sociale”. Ci piace pensare che gli spettatori, grazie a un potenziale smottamento dell’animo, chiameranno quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia.
Lucia Calamaro
26 Nov 2019 – 1 Dic 2019
ANFITRIONE
di Sergio Pierattini
con
Gigio Alberti
Barbora Bobulova
Antonio Catania
Giovanni Esposito
Valerio Santoro
Valeria Angelozzi
scene Laura Benzi
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
regia Filippo Dini
produzione Valerio Santoro per La Pirandelliana
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
foto Daniele Fiore
durata 2 ore circa, intervallo compreso
Verità e inganno, intesi e malintesi, situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende di un dilettante populista dei giorni nostri. Filippo Dini dirige Anfitrione di Sergio Pierattini con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi. Una rilettura del classico di Plauto che diventa una riflessione profonda, quasi archetipica, del nostro essere mortali, del nostro rapporto con noi stessi, con le nostre paure. In definitiva, con il nostro doppio.
Note di regia
Abbiamo sentito il desiderio di “riscrivere”, proprio perché abbiamo sentito la necessità di iscrivere questa storia nell’oggi, nel nostro quotidiano, con la speranza che pur mantenendo lo stesso divertimento, la stessa comicità, possa incidere ancora più prepotentemente nella nostra coscienza, nel nostro intimo, facendoci ritrovare forse, un dialogo con il nostro doppio, con quella zona remota e temibile del nostro essere, quel dio appunto, che tutto può, che tutto vede e domina, a nostra insaputa.
Filippo Dini
3 Dic 2019 – 8 Dic 2019
LA TEMPESTA
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
adattamento Roberto Andò e Nadia Fusini
con Renato Carpentieri
e con (in ordine di apparizione) Giulia Andò, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Paolo Briguglia, Fabrizio Falco, Paride Benassai, Gaetano Bruno
scena Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche originali Franco Piersanti
flautista Roberto Fabbriciani
light designer Angelo Linzalata
suono Hubert Westkemper
collaborazione artistica Alfio Scuderi
aiuto regia Luca Bargagna
scenografi realizzatori Giuseppe Ciaccio, Sebastiana Di Gesù, Carlo Gillè
assistente ai costumi Agnese Rabatti
regia Roberto Andò
produzione Teatro Biondo di Palermo
il regista ringrazia per la collaborazione Alex Vella
durata 2 ore e 30 minuti, intervallo compreso
La tempesta, ultimo capolavoro di William Shakespeare, è un congegno teatrale prodigioso, in cui s’incrociano temi che prefigurano l’orizzonte della modernità: lo sguardo occidentale a confronto con quello dell’altro, l’incantesimo della mente e il potere come complotto e usurpazione, il mistero della giovinezza e l’incombere della fine.
Roberto Andò legge il testo attraverso il fluire, grandioso e imprevedibile, della mente di Prospero, interpretato da Renato Carpentieri, un attore giunto a quel magistero essenziale e profondo che appartiene solo ai grandi interpreti.
Note di regia
Nel capolavoro di Shakespeare, apparentemente, tutto sembra destinato alla conciliazione, non a caso si tratta di una favola. Eppure, anche nella Tempesta domina il tono della retrospezione, ma l’autore vi trasfonde uno spirito nuovo, di pietosa serenità, e la fa coincidere con la metamorfosi degli esseri umani che vi sono rappresentati. È il ritorno del romance e della parabola. Ci sono le crepe e le fessure di cui parlava Adorno a proposito dell’ultimo Beethoven, ma il paesaggio in sfacelo diviene occasione di salvezza e di rigenerazione.
Roberto Andò
10 Dic 2019 – 15 Dic 2019
AMADEUS
di Peter Shaffer
con
Geppy Gleijeses
Lorenzo Gleijeses
regia Andrej Konchalovsky
produzione Gitiesse Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses
in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
Amadeus è la storia di una feroce gelosia. Una sorta di grandiosa vendetta privata contro un uomo prigioniero del proprio genio.
Ambientato alla fine del Settecento, il dramma racconta il presunto tentativo, senza fondamento storico, del compositore Antonio Salieri di distruggere la reputazione dell’odiato avversario Wolfgang Amadeus Mozart.
Il testo di Peter Shaffer, portato al trionfo nel 1984 dal film omonimo di Miloš Forman, viene ora interpretato da Geppy e Lorenzo Gleijeses nei ruoli, rispettivamente, di Salieri e Mozart.
La regia è affidata ad Andrej Konchalovsky.
27 Dic 2019 – 5 Gen 2020
DITEGLI SEMPRE DI SÌ
di Eduardo De Filippo
con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi
e con Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Federica Altamura, Andrea Cioffi
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
regia Roberto Andò
produzione Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana
ritratto Fabio Lovino
durata 1 ora e 35 minuti, intervallo compreso
Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo De Filippo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.
Roberto Andò dirige Gianfelice Imparato e la Compagnia Luca De Filippo. Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante: è commedia o tragedia?
Note di regia
Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, il dolore e il senso di minaccia pervadono l’opera. Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Luigi Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.
Roberto Andò
10 Gen 2020 – 19 Gen 2020
RE LEAR
di William Shakespeare
traduzione Letizia Russo
con
Glauco Mauri
Roberto Sturno
e con (in ordine alfabetico) Dario Cantarelli, Enzo Curcurù, Linda Gennari, Paolo Lorimer, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Francesco Sferrazza Papa, Aurora Peres, Emilia Scarpati Fanetti, Luca Terracciano
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Giacomo Vezzani, Riccardo Vanja
luci Umile Vainieri
regia Andrea Baracco
produzione Compagnia Mauri Sturno, Fondazione Teatro della Toscana
ritratto Filippo Manzini
PRIMA NAZIONALE
Eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, impersonare Lear. Perché? Mi sono sempre sentito non all’altezza a interpretare quel sublime crogiolo di umanità che è il personaggio di Lear. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino.
Glauco Mauri
Note di regia
Quello che mi ha sempre colpito di Re Lear, che è una delle tragedie più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle di William Shakespeare, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall’ombra la rende così affascinante. I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale.
Andrea Baracco
21 Gen 2020 – 26 Gen 2020
ARLECCHINO SERVITORE DI DUE PADRONI
di Carlo Goldoni
con
Natalino Balasso
Fabrizio Contri
Michele Di Mauro
Lucio De Francesco
Denis Fasolo
Elena Gigliotti
Gianmaria Martini
Elisabetta Mazzullo
Ivan Zerbinati
scene Guido Fiorato
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
regista assistente Simone Luglio
assistente scene Anna Varaldo
assistente costumi Chiara Lanzillotta
regia Valerio Binasco
produzione Teatro Stabile di Torino
foto di scena Bepi Caroli
durata 2 ore e 10 minuti, intervallo compreso
Dopo il Don Giovanni di Molière, Valerio Binasco frantuma la tradizione con un Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni che guarda più alla commedia all’italiana che alla commedia dell’arte, dando voce a un’umanità vecchio stampo, paesana e arcaica, che ha abitato il nostro mondo in bianco e nero.
Il suo stile cinematografico, fatto di sintesi, unità di azione e suspense, è al servizio di una commedia della stravaganza che diventa un gioioso viaggio nel tempo, alle origini del teatro italiano e della sua grande tradizione comica, con un cast capitanato da Natalino Balasso.
Note di regia
A chi mi chiede: «Come mai ancora Arlecchino?» rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile e l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola. Goldoni è capace di una scrittura che è solo in apparenza di superficie; se vado nei dettagli, non solo del testo, ma soprattutto delle ragioni che spingono i personaggi a dire quelle cose e non altre, scopro una ricchezza di toni interiori che ben si adatta a essere interpretata con sensibilità contemporanea.
Valerio Binasco
28 Gen 2020 – 2 Feb 2020
WINSTON VS CHURCHILL
da Churchill, il vizio della democrazia
di Carlo G. Gabardini
con Giuseppe Battiston
e con Maria Roveran
scene Nicolas Bovey
costumi Ursula Patzak
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Longo
regia Paola Rota
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
foto di scena Noemi Ardesi
Giuseppe Battiston incontra la figura di Churchill, la porta in scena, la reinventa, ne indaga il mistero attraverso la magia del teatro, senza mai perdere il potente senso dell’ironia.
Winston VS Churchill, diretto da Paola Rota e tratto da Churchill, il vizio della democrazia di Carlo G. Gabardini, mostra l’uomo, il politico, l’icona, la maschera.
In un presente onirico, l’intera esistenza di colui che, per certi versi, è il Novecento, è l’Europa (grazie alle sue scelte politiche, ha salvato l’umanità dall’autodistruzione durante la Seconda guerra mondiale), è compresente e finisce per parlare a noi e di noi, oggi, con una precisione disarmante.
4 Feb 2020 – 9 Feb 2020
LE SIGNORINE
di Gianni Clementi
con
Isa Danieli
Giuliana De Sio
la voce del Mago è di Sergio Rubini
scene Carmelo Giammello
costumi Chiara Aversano
luci Luigi Biondi
regia Pierpaolo Sepe
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
foto di scena Noemi Ardesi
Le Signorine è una commedia di Gianni Clementi che sa sfruttare abilmente la comicità che si cela dietro al tragico quotidiano, soprattutto grazie a due attrici come Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette da Pierpaolo Sepe, che trasformano i litigi e le miserie delle due sorelle, in occasioni continue di gag e di risate.
Nella loro veracità napoletana, Rosaria e Addolorata sanno farci divertire e commuovere, raccontando con grande ironia, gioie e dolori della vita familiare.
Un testo irriverente e poetico che ci ricorda come la famiglia sia il luogo dove ci è permesso dare il peggio di noi, senza il rischio di perdere i legami più importanti.
11 Feb 2020 – 16 Feb 2020
ARSENICO E I VECCHI MERLETTI
di Joseph Kesserling
con
Anna Maria Guarneri
Giulia Lazzarini
regia Geppy Gleijeses
liberamente ispirata alla regia di Mario Monicelli
produzione Gitiesse Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses
Una commedia nera, in equilibrio tra farsa e noir, tensione e puro divertimento.
Geppy Gleijeses (ispirandosi liberamente alla prima regia teatrale del grande Mario Monicelli, di cui nel 2020 ricorre il decimo anniversario della scomparsa) dirige Arsenico e vecchi merletti di Joseph Kesserling con due monumenti del teatro italiano: Anna Maria Guarneri e Giulia Lazzarini.
Un carnevale di paradossi, una sfilata di tipi umani grotteschi, a cominciare dalle zie Abby, apparentemente due care vecchiette.
Nel 1944 Frank Capra ne trasse un film cult con Gary Grant.
18 Feb 2020 – 23 Feb 2020
LA COMMEDIA DELLA VANITÀ
di Elias Canetti
con
Fausto Russo Alesi
Donatella Allegro
Michele Dell’Utri
Simone Francia
Diana Manea
Eugenio Papalia
Aglaia Pappas
Simone Tangolo
Jacopo Trebbi
scene Guia Buzzi
video e ritratto Riccardo Frati
luci Vincenzo Bonaffini
costumi Gianluca Sbicca
regia Claudio Longhi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana, LuganoInScena
nell’ambito del progetto Elias Canetti. Il secolo preso alla gola
Claudio Longhi porta in scena Elias Canetti: quasi trenta attori coinvolti per proporre al pubblico italiano il grande autore premio Nobel attraverso La commedia della vanità una delle sue opere meno conosciute e più attuali. Longhi restituisce al pubblico tutta l’urgenza e la profondità, ma anche il divertimento, del testo di Canetti, che descrive un mondo distopico nel quale sono banditi tutti gli specchi e i produttori degli stessi sono messi a morte. Ma a venir distrutta non è l’autocelebrazione, è l’idea stessa di identità. Sullo sfondo l’incubo di una dittatura nascente acclamata a gran voce dalla massa.
Note di regia
La crisi dell’io borghese soffocato dal suo stesso istinto di conservazione, la natura ambigua della massa, l’orrore della violenza e del potere, la minaccia perturbante e ineludibile della morte, l’irriducibile istinto della sopravvivenza, il metamorfico divenire del molteplice, tutte le questioni centrali della poetica canettina si rincorrono e si annodano sull’apocalittico palcoscenico della Commedia, non per nulla progettato sulle rovine del “teatro di Marte” di krausiana memoria.
Claudio Longhi
25 Feb 2020 – 1 Mar 2020
I SOLITI IGNOTI
adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli
tratto dalla sceneggiatura di Monicelli – Cecchi D’Amico – Age & Scarpelli
con
Vinicio Marchioni
Giuseppe Zeno
regia Vinicio Marchioni
produzione Gli Ipocriti – Melina Balsamo diretta da Roberto Andò
ritratto Valeria Mottaran
Vinicio Marchioni dirige e interpreta con Giuseppe Zeno I soliti ignoti, la prima versione teatrale del mitico film di Monicelli, uscito nel 1958 e diventato con il tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra.
L’adattamento di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli è fedele alla sceneggiatura di Age e Scarpelli, senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
Uno spettacolo divertente ed emozionante.
3 Mar 2020 – 8 Mar 2020
FRONTE DEL PORTO
di Budd Schulberg
traduzione e adattamento Enrico Ianniello
con Daniele Russo
e con Emanuele Maria Basso, Antimo Casertano, Sergio Del Prete, Francesca De Nicolais, Vincenzo Esposito, Ernesto Lama, Daniele Marino, Biagio Musella, Pierluigi Tortora, Bruno Tràmice
costumi Mariano Tufano
luci Marco Palmieri
videografie Marco Schiavoni
musiche Pivio e Aldo De Scalzi
sound designer Alessio Foglia
aiuto regia Emanuele Maria Basso
scene e regia Alessandro Gassmann
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania
foto di scena Mario Spada
durata 2 ore e 15 minuti circa, intervallo compreso
Dopo Qualcuno volò sul nido del cuculo, Alessandro Gassmann dirige di nuovo Daniele Russo nella riscrittura di una storia “cinematografica” di Elia Kazan con Marlon Brando (otto oscar nel 1954): l’adattamento teatrale firmato da Enrico Ianniello di Fronte del porto. Lo spettacolo ci trascina nella Napoli di quasi 40 anni fa: i colori della moda sono sgargianti, la sonorità è quella dei film dell’epoca e un cast di 12 attori porta in scena un racconto corale dalla forte carica emotiva e sociale, fatta di relazioni intense e rabbiose e di atmosfere cariche di suspense.
Note di regia
Credo che in questo momento in questo Paese non ci sia storia più urgente da raccontare di Fronte del Porto. Una comunità di onesti lavoratori sottopagati e vessati dalla malavita organizzata, trova, attraverso il coraggio di un uomo, la forza di rialzare la testa e fare un passo verso la legalità, la giustizia, la libertà. Cerco sempre di ricostruire mondi credibili nei miei spettacoli, pensando a ogni tipo di pubblico, nella convinzione che ora come non mai il teatro debba essere arte popolare, di difficile esecuzione, ma di semplice fruizione.
Alessandro Gassmann
10 Mar 2020 – 15 Mar 2020
SALOMÈ
di Oscar Wilde
traduzione Gianni Garrera
con
Eros Pagni
Gaia Aprea
Anita Bartolucci
e con Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie e aiuto regia Alessandra Panzavolta
installazioni video Alessandro Papa
assistente alla regia Lucia Rocco
assistente alle scene Francesca Tunno
assistente ai costumi Sandra Banco
direttore di scena Teresa Cibelli
adattamento e regia Luca De Fusco
produzione Teatro Stabile di Napoli, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Verona
foto di scena Fabio Donato
durata 1 ora e 40 minuti, atto unico
Salomè è un grande archetipo, un simbolo eterno di amore e morte. I registri del capolavoro di Oscar Wilde oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico, il grottesco. Luca De Fusco dirige Eros Pagni (Erode), Gaia Aprea (Salomè), Anita Bartolucci (Erodiade) in una Salomè inafferrabile, un enigma, che lo fa solo in apparenza somigliare a una tragedia greca, mentre in realtà ci troviamo di fronte a un’opera straordinaria, unica nel genere. Uno spettacolo che contamina teatro, danza, musica, cinema: quella forma “spuria” che il regista predilige da molto tempo.
Note di regia
Credo che l’amore/odio di Salomé per Giovanni sia figlio di quel desiderio mimetico su cui il grande antropologo René Girard ha scritto pagine memorabili. In sostanza, a mio avviso, Salomé ama talmente il profeta da volersi trasformare in lui stesso. Non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta. Questa intuizione, spero felice, porta a un finale sorprendente che preferisco non rivelare.
Luca De Fusco
17 Mar 2020 – 22 Mar 2020
NON È VERO MA CI CREDO
di Peppino De Filippo
con Enzo Decaro
e con (in ordine alfabetico) Giuseppe Brunetti, Francesca Ciardiello, Lucianna De Falco, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo
scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti
regia Leo Muscato
produzione I Due della Città del Sole
in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
durata 1 ora e 30 minuti, atto unico
Leo Muscato, erede della direzione artistica della compagnia di Luigi De Filippo, ha deciso di inaugurare questo nuovo corso partendo dal primo spettacolo che ha fatto con lui, Non è vero ma ci credo di Peppino De Filippo. Una tragedia da ridere, popolata da caratteri dai nomi improbabili e che sono, in qualche modo, versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Il protagonista incarnato da Enzo Decaro, Gervasio Savastano, assomiglia ai personaggi di Molière che Luigi De Filippo amava molto: l’avaro, avarissimo commendatore, con il perenne incubo di essere preda della iettatura e che finisce vittima della sua credulità.
Note di regia
Peppino De Filippo ambientò la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ’30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questo sua intuizione, avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni ’80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Leo Muscato
24 Mar 2020 – 29 Mar 2020
ANTIGONE
di Sofocle
traduzione e adattamento Laura Sicignano e Alessandra Vannucci
con
Sebastiano Lo Monaco
Barbara Moselli
e con Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella, Pietro Pace
scene e costumi Guido Fiorato
musiche originali eseguite dal vivo da Edmondo Romano
luci Gaetano La Mela
regia Laura Sicignano
produzione Teatro Stabile di Catania
Il confine tra vincitori e vinti spezzato dalla giustizia umana di una donna. Laura Sicignano dirige Antigone di Sofocle con Barbara Moselli nel ruolo del titolo e Sebastiano Lo Monaco in quello di Creonte. La pietas di Antigone, che vuole dare sepoltura al fratello Polinice contro il volere del re, la pone come estranea alle leggi della città, in diretto contatto con quelle degli dèi e dei morti. “Madonna pagana” piangente sul corpo del fratello, celebra il rito e diventa pericolosamente anarchica. Creonte e Antigone si fronteggiano in enormi solitudini, a costo di perdere ogni felicità.
Note di regia
Da Sant’Agostino a Leibniz, da Voltaire ad Hannah Arendt, l’idea del male minore ha percorso il pensiero morale occidentale. Antigone, nel momento in cui si affaccia alla vita adulta, preferisce trasformarsi in martire in nome di una radicale negazione del mondo. I giovani di questa tragedia si immolano. Il vuoto dei padri inghiotte quello dei figli, in un vortice che implode davanti agli occhi del mondo. Tutti i personaggi invocano gli dèi, ma non arriverà alcun deus ex machina a riportare la pace.
Laura Sicignano
31 Mar 2020 – 5 Apr 2020
MINE VAGANTI
regia Ferzan Özpetek
con
Arturo Muselli
Francesco Pannofino
Paola Minaccioni
Giorgio Marchesi
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
ritratto Emre Yunusoglu
Il testo racconta della difficoltà di dire la propria diversità, nel quadro di una “famiglia” anticonvenzionale. Mine vaganti, il film del 2010 di Ferzan Özpetek, grande successo di botteghino e critica (2 David, 5 Nastri d’argento, 4 Globi d’oro) arriva per la prima volta in teatro, diretto dallo stesso Özpetek, al debutto nella prosa.
Con Arturo Muselli e Giorgio Marchesi nei panni dei due fratelli protagonisti, Francesco Pannofino nel ruolo del padre Vincenzo Cantone (che al cinema fu di Ennio Fantastichini) e Paola Minaccioni in quello di sua moglie Stefania.
21 Apr 2020 – 26 Apr 2020
PROCESSO A GESÙ
di Diego Fabbri
con
Paolo Bonacelli
Marilù Prati
e con Daniela Giovannetti, Antonia Renzella, Cecilia Zingaro, Valeria Contadino, Francesca Annunziata, Paola Sambo, Marco Prosperini, Eugenio Mastrandrea, Giorgio Sales, Yaser Mohamed, Sergio Mancinelli, Antonio Carli, Massimo Lello, Francesco La Ruffa, Pavel Zelinsky
regia Geppy Gleijeses
produzione Gitiesse Artisti Riuniti diretta da Geppy Gleijeses
ritratto Paolo Bonacelli Claudio Iannone
Processo a Gesù ci interroga sul senso della fede, sulla giustizia, sulla solidarietà. Nel 2020, nel quarantesimo anniversario della scomparsa, il capolavoro di Diego Fabbri è ancora di grande attualità: fruga nell’intimo delle nostre coscienze, stimolandoci a una riflessione profonda sulla forza della figura di Cristo oggi.
Geppy Gleijeses dirige Paolo Bonacelli, Marilù Prati e altri 20/25 attori (tra cui 10 allievi all’ultimo anno di corso delle migliori scuole di teatro d’Italia), portando lo spettatore, ateo o credente che sia, a interrogare se stesso e la propria anima.
SALONCINO ‘PAOLO POLI’
22 Nov 2019 – 30 Nov 2019
EMILY DICKINSON
di Valeria Moretti
con Daniela Poggi
suoni e immagini Alessio Tanchis
costumi Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola
aiuto regia Jonathan Freschi
impianto e regia Emanuele Gamba
produzione Fondazione Teatro della Toscana
ritratto Azzurra Primavera
luogo Saloncino ‘Paolo Poli’ – Teatro della Pergola | Via della Pergola, 30 – Firenze
durata 80 minuti, atto unico
Vertigine in altezza
Un’esistenza da incendiaria nell’America bigotta e puritana della seconda metà dell’Ottocento.
Emanuele Gamba dirige Daniela Poggi in Emily Dickinson – Vertigine in altezza dove le parole della poetessa zampillano, oblique e vulcaniche.
Tutto si fa rivolta, mentre la vita apparentemente scorre quieta. Mondo esterno e mondo interiore si alternano nel racconto in scena, inseguendosi, accavallandosi e scontrandosi nella fulminante febbrile creatività poetica Dickinson.
A un’esistenza apparentemente priva di grandi avvenimenti, fa da contrappunto una vulcanica vita interiore.
Note di regia
Dall’infinitamente piccolo della natura tanto amata all’infinitamente grande delle passioni e degli slanci – e viceversa – Emily Dickinson corre tracciando rotte sempre nuove e inesplorate e soprattutto sempre, alla ricerca di un nuovo profondo mistero. E lo fa da par suo, mantenendo vive in sé le accensioni di una donna, una ragazza e una bambina capaci tutte di arguzia e divertimento, malizia e abbandono, gioco ed estasi.
Emanuele Gamba
14 Apr 2020 – 8 Mag 2020
THE DUBLINERS
Compagnia Teatro La Comunità
iNuovi
di James Joyce
e con la partecipazione di Pino Tufillaro
regia Giancarlo Sepe
produzione Fondazione Teatro della Toscana
luogo Saloncino ‘Paolo Poli’ del Teatro della Pergola | Via della Pergola, 30 – Firenze
part I The Dead – part II Ivy Day
PRIMA NAZIONALE
Una collezione di epifanie, in cui Dublino è una rivelazione di carattere religioso. Giancarlo Sepe e la sua compagnia incontrano iNuovi e ridà nuova vita al suo The Dubliners. Ovvero, due racconti da Gente di Dublino di James Joyce: The Dead (I Morti) e Ivy Day (Il giorno dell’edera). Originale e potente è la rilettura di Sepe, la cui messinscena, tra il linguaggio teatrale e quello filmico, si compone attraverso immagini di intensa suggestione visiva. In un’atmosfera grigia e fumosa personaggi stanchi e sfiniti si trascinano nella vana speranza di trovare uno slancio, un sussulto di vita.
Note di regia
L’anima della ricerca, secondo me, è proprio legata allo spazio scenico che ne condiziona ritmi e visioni. The Dubliners è una sorta di itinerario virtuoso che farà incontrare tutti i personaggi di Joyce come in una lunga panoramica, dove conosceremo le famose epifanie dell’autore, che nella mestizia delle piccole storie di piccoli uomini, caverà dall’apatia e dalla immobilità del quotidiano quella luce poetica che alimenta un popolo privo di qualunque stimolo e qualunque proiezione.
Giancarlo Sepe