“Cognate”: feroce commedia al vetriolo al Piccolo Teatro di Catania
Filtrato dall’efficace adattamento e dall’accurata regia di Alberto Orofino, il testo “Cognate”, di Michel Tremblay, scritto nel 1965, portato in scena nel ’68, apripista del nuovo teatro canadese, rappresentato per la prima volta in Italia nel ’95, si inerpica sui sentieri di un drammaturgia dai toni apparentemente lievi e irridenti, in realtà un esilarante ritratto corrosivo, ironico, beffardo, spietato, senza sconti, del vuoto esistenziale di un gruppo di casalinghe disperate, emblema di una società in piena crisi.
In scena Gli Instabili, uno storico, inossidabile gruppo catanese, per la maggior parte docenti drammaturgicamente pluriformati, che da venti anni calca le scene con passione indomita, valorizzatI dalla mano sapiente del regista che ha saputo adattare ad ogni singolo personaggio le peculiarità degli interpreti, compresi gli uomini della compagnia impegnati con disinvoltura in ruoli femminili, sorretti da un efficace ritmo implacabile, con effetti di sinergica coesione.
Germaine, casalinga frustrata, corredata di figlia in aperto conflitto generazionale, vince un milione di punti (sogno di tutte le casalinghe frustrate) da incollare però su apposite schede. Solo così potrà cambiare tutto l’arredamento con i punti vinti. Per farsi aiutare nell’impresa la donna invita con sadico egoismo le invidiose sorelle, cognate, vicine, compresa una maltrattata nonnina dispettosa su sedia a rotelle, a uno squallido e paradossale party sado-maso che avrà effetti tellurici su tutta la compagnia. Ipocritamente solidali per l’incollaggio intorno a un tavolo, le donne inviperite dispiegheranno le loro miserie in un esilarante gioco al massacro, fino al linciaggio morale di Angeline e Pierrette, due femmes perdues, bandite dal gruppo delle “benpensanti” che intanto avidamente arraffano e nascondono i punti della fortunata, invidiata Germaine.
La scoperta del furto darà vita a una delle scene più grottesche: una lotta al rallentatore condita da battute crudeli, dove l’egoismo e la crudeltà campeggiano sovrane. La voce fuori campo sul finale calerà come una mannaia sulle “bigotte schifose” costrette a fare i conti con la vacuità dei loro falsi bisogni. Tra divertenti incollaggi coreografici, suggestive cadute dal cielo dei fatidici punti sulla poco allegra brigata, dialoghi, scene corali, monologhi rivelatori di voragini di solitudine, costumi variopinti e curati, scenografia sobria ed essenziale, lo spettacolo scorre agevolmente, vivace e coeso, brillante e sarcastico, offrendo lo spaccato di una realtà spietata, una amara e opportuna riflessione sul bieco consumismo, tappabuchi di disagi esistenziali, e sulla miseria morale del nostro tempo, di una società malata senza redenzione, sostenuta da uno stile registico reso inconfondibile dal taglio ironico-poetico, condito da musiche evocative ed efficaci movimenti coreografici.
“Che m’importa del mondo…” cantato da Rita Pavone in apertura e reiterato opportunamente chiarisce subito di che pasta sia fatta il mondo dipinto da Tremblay e da Orofino.
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COGNATE
di Michel Tremblay
Adattamento regia e drammaturgia scenica di Nicola Alberto Orofino
Con
Giovanni Calabretta, Gabriella Caltabiano, Luciana Camano, Anna di Mauro, Rita Patti, Maribella Piana, Gabriella Russo, Marika Russo, Carmelo Scaccianoce, Sergio Trefiletti
La voce fuori campo è di Silvio Laviano
Produzione Gli Instabili
Al Piccolo Teatro di Catania