Barbara SCARAMUCCI*- Il linguaggio dell’odio: De Luca va espulso
Uomini e bestie*
IL LINGUAGGIO DELL’ODIO: DE LUCA VA ESPULO
Il PD chiede al governatore della Campania di scusarsi per aver detto di Rosi Bindi, presidente della commissione antimafia, “è da ucciderla”. E’ veramente troppo poco. A un politico del genere il suo partito deve chiedere le dimissioni immediate.
****
Le parole di De Luca rappresentano il punto più grave del linguaggio dell’odio che infanga da anni la politica non solo italiana e che anche noi giornalisti abbiamo troppo poco contrastato e combattuto. Le parole. Hanno un peso enorme e devastante e fanno parte del degrado diffuso nella politica in tutto il mondo – l’elezione di Trump insegna – al quale non è mai estraneo un elemento sessista, misogino e retrogrado nel senso più letterale della parola. Non può essere un caso l’accanimento insopportabile e vergognoso che in Italia si è manifestato negli ultimi anni nei confronti di due donne presidenti, Rosi Bindi e Laura Boldrini.
La vera colpa di Rosi Bindi, che De Luca in effetti gli imputa, è l’integrità, la tenacia della sua lotta alle mafie, la coerenza dei suoi comportamenti, l’inattaccabilità del suo operato. De Luca questo non può sopportarlo. E le sue parole, come ha detto Luigi Ciotti, sono il massimo dell’incompatibilità con l’etica pubblica.
Quando si arriva a questo punto, in verità, è lecito pensare che siamo di fronte ad avvertimenti di tipo mafioso, ad un linguaggio da malavitosi che ci si aspetta di sentir pronunciare dai boss dei clan e non da chi dovrebbe rappresentare esattamente l’opposto. Un partito degno del nome che porta – democratico – dovrebbe espellere un suo rappresentante che con i principi della democrazia dimostra di non avere niente a che vedere.
Perché la democrazia è civiltà, è rispetto per le opinioni di tutti, è convivenza e solidarietà. Ed è correttezza. Oggi si dice che il politicamente corretto non è più di moda perché basato sull’ipocrisia, ma se l’alternativa è questa dobbiamo essere noi operatori della comunicazione i primi a ripensarci. E a impegnarci in una battaglia forte e trasparente contro le parole di odio, senza timidezze e senza incertezze. (*Articolo21.org)