Renata MATTINA- Non tutto è risolto (“Le nostre donne” di Eric Assous. Sala Umberto di Roma)
Lo spettatore accorto
NON TUTTO E’ RISOLTO
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Amate, odiate, rimpiante, assenze materializzate dai discorsi dei loro uomini in crisi, come loro: colpe riconosciute (colpe imputate; nessuno innocente, nessuno felice, nessuno autonomo) le donne cui si intitola la commedia non appaiono ma “incombono”- letteralmente, come negli osborniani ‘ricordi con rabbia’ (e sconforto)
Tre coppie in crisi, come tante altre che trascinano le loro incomprensioni senza l’energia per affrontarle e tentare di risolverle. Due amici aspettano un terzo per una partita a carte. Il ritardatario arriva sconvolto confessando che in un impeto d’ira ha strangolato la moglie (così crede) e chiede aiuto e protezione: la testimonianza di un alibi falso.
Sgomento, perplessità, indecisioni, paure, egoismi, tutto viene sviscerato del loro ambiguo legame: sarcasmo, disistima, ingratitudine, rivalità taciute e rinfacciate con furioso disprezzo. Crollo dell’amicizia oltre a quello sentimentale. Ma dalle macerie pian piano – con un colpo di scena – le cose tentano di ricomporsi alla meno peggio e si può proseguire con l’acre sollievo della verità. Rimettendo in gioco le carte della vite, dentro e al di fuori del tavolo verde
Cifra de “Le nostre donne” è la classe, la qualità della tessitura drammaturgica e della sua trasposizione: un lavoro raffinato ed intelligente che sfiora la farsa ma si addentra, sia pure ironicamente su tematiche profonde di tipo anche etico, mantenendo la promessa che la scelta dei due attori protagonisti (raffinati anch’essi), lascia prevedere. La loro spontaneità e naturalezza ci introducono in una situazione ricorrente, dall’ atmosfera nota , ben rappresentata dalla ‘sezione’ scenografica , di un rituale ‘incontro a casa’ che fa sentire, da subito, partecipi di un sentimento comune: l’amicizia, nei suoi risvolti di complicità, rancore, rivalità represse, solidarietà da riconquistare.
Egregiamente dosata sino a spingersi al limite della farsa, la regia di Galassi sa ritrarsi con maestria (e credibilità) adombrando i bilanci esistenziali senza mai spegnere la sua brillante ironia. L’intelligenza della scrittura e del suo ritmo, il teatrale ribaltamento dei ruoli, impreziosisce una partitura a più voci (e stati d’animo) che attraversa tutti gli umori del presente. Facendo centro nel sui duplice scopo di essere, al contempo, leggera e spietata, coinvolta e coinvolgente.
Luci, scenografia (con gigantografie di dipinte donne fertili, opulente), costumi, arredi, oggetti: tutto ciò che appare o entra in scena avrà infatti ‘senso’ e’ ruolo’, applicati al nitore di un’ articolata vicenda che si inabissa oscura e riaffiora dissolvendosi alla tenue luce di un mattino. Per un pallido sentimento di speranze prive di rassicurazione e garanzie di buona sorte.
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Sala Umberto di Roma
EDOARDO SIRAVO, EMANUELE SALCE, MANUELE MORGESE
in
LE NOSTRE DONNE
di Eric Assous- musiche originali di Patrizio Marrone scene di Lorenzo Cutùli
regia di LIVIO GALASSI
Prod. Teatrozeta