Va. Sam.*- Omnia munda….(“Una nuova amica”, un film di F. Ozon)
”Mentre scrivevo il film non avevo nessuna velleità politica – racconta Ozon – anche se poi in Francia è infiammato il dibattito sui matrimoni gay. Ho deciso di provare a portare lo sguardo su una possibilità ulteriore, soprattutto perché credo che l’associazione travestitismo – omosessualità sia solamente un forte cliché”.
Ambientato in un luogo non definito, il film rende in qualche modo omaggio ad alcune atmosfere hitchcockiane, senza dimenticare naturalmente i grandi classici del genere come A qualcuno piace caldo, Tootsie o Victor Victoria: “Rispetto a quei film, però, il personaggio di David/Virginia ha un profondo desiderio di travestirsi ancor prima di farlo effettivamente”, dice ancora il regista, che aggiunge: “I riferimenti a Hitchcock mi sono venuti in mente mentre scrivevo, soprattutto a La donna che visse due volte, anche se lì il protagonista guarisce nel momento in cui muore la donna. Qui è il contrario”. Un film che racconta “della nascita di Virginia e della rinascita di Claire”, spiega Ozon, che ha giocoforza calato l’intero racconto in un ambiente alto-borghese: “Intanto perché l’intenzione era quella che fosse un film non realistico e molto stilizzato, una sorta di fiaba. Ma soprattutto perché – non avendo problemi di natura economica – i personaggi potevano concentrarsi esclusivamente sui problemi relativi alla propria identità. L’ipocrisia di quel mondo, però, viene fuori col personaggio della suocera di David, disposta ad accettare tutto purché non si venga a sapere in giro…”.
Tacchi alti, abiti scollati, trucco e parrucche, per Romain Duris non deve essere stato molto semplice: “Tutt’altro, invece. Avevo fatto molti provini ad altri attori prima di lui – racconta ancora Ozon – ma tutti, chi più chi meno, finiva per trovarsi a disagio. Romain invece ha visto la cosa come una grande possibilità di arricchimento per la sua carriera, ed è riuscito a trasmettere con gioia questo piacere di ‘mascherarsi’, se vogliamo con la stessa leggerezza infantile di un bambino”. Gioia che l’attore ha saputo trasmettere anche alla collega Demoustier: “Mi sono nutrita del suo entusiasmo”, dice l’attrice, che sul proprio personaggio, quello di Claire, aggiunge: “Più un ruolo è complesso più riesce a svelare varie sfaccettature della femminilità. In molti film popolari le figure femminili sono tratteggiate sempre con qualche cliché di troppo”. (*Cinematografo.it)