Vincenzo SANFILIPPO- Verità o leggenda? (“Catarina Lanz” di Renato Giordano.Teatro Tordinona,Roma)
Teatro Lo spettatore accorto
VERITA O LEGGENDA?
“Catarina Lanz” di Renato Giordano. Con Nunzia Plastino. Regia dell’Autore.
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“Catarina Lanz: verità o leggenda? Renato Giordano dà corpo alla cronaca dell’epoca ricostruendo gli accadimenti e le gesta insurrezionali della protagonista Catarina Lanz eroina del popolo Ladino. Nel 1797 la ragazza di San Vigilio di Marebbe ( Bolzano) avrebbe bloccato l’avanzata delle truppe francesi di Napoleone in Tirolo salendo sul muretto del cimitero di Spinga, con un forcone in mano, dando così coraggio agli schutzen per respingere l’invasore.”
Un impegno di scrittura drammaturgica nuda e sapiente, che deve leggersi in funzione di una mediazione di passione per la parola-in-scena, facendosi l’autore mediatore d’una funzione di filtro, visione del teatro come momento di conoscenza, di analizzatore e divulgatore di fermenti, lotte di emancipazione al femminile, con un segno incisivo e carico di riferimenti storico-allusive attraverso i quali arriva ad individuare il carattere introspettivo di quel personaggio che continua a illuminare circostanze storiche tutt’altro che immaginarie, rifuggendo da ogni riferimento aneddotico.
Il pregio dell’allestimento realizzato al Teatro Tordinona su questo testo “libertario” come “misura dello spirito” sta nell’indefinibilità d’una tradizione che riesce attraverso una drammaturgia di reviviscenza a dare corpo e anima a Catarina Lanz, rendendola attraverso le fattezze di Nunzia Plastino “psichicamente plastica”, dirigendone certi movimenti dell’esprimersi in scena capaci di significati e corrispondenze. Ovvero resuscitando l’eroina nelle sue emozioni più sublimi per ricamarci sopra la musica febbrile di quella leggendaria battaglia di Spinga avvenuta il 2 aprile 1797.
Il quadro scenico visualizza la penombra della canonica dove Nunzia Plastino abbigliata in costume tirolese lavora, anni dopo, come perpetua al servizio del parroco del paese. Renato Giordano in abito talare, anche interprete a suo modo atipico, calato nella convincente espressività d’una esemplarità chiesastica, con paterna bonomia e arguzia curiale accoglie amorevolmente la richiesta di Catarina di essere confessata. Lei, nel segreto del sacramento, gli rivela il suo trascorso gesto insurrezionale.
Nell’ovattato colloquio Catarina prende tutto il coraggio possibile per trovare le parole che occorrono a evocare sia la verità dell’umana colpevolezza, sia i desideri della coscienza umana, per scovarli lì dove sono rintanati, per stanarli; e pur nel timore di non aver fatto una cosa giusta rivendica l’importanza della difesa delle tradizioni di un popolo.
Apprendiamo dal racconto dell’attrice, nella delicata misura in cui la sua interpretazione riesce totalmente a calarsi per riemergere in crescendo nello spirito fiero del personaggio, che quel giorno di primavera lo ricorda mite e senza neve. Erano gli anni della guerra tra austriaci e francesi, ed erano frequenti le penetrazioni delle truppe di Napoleone a danno dei paesi della Valle d’Isarco. Terra d’Italia invasa da un gruppo di soldati francesi che tentavano di entrare in chiesa per portar via gli oggetti d’arte e gli arredi sacri.
La popolazione, per difendersi dall’invasore aveva chiamato un gran numero di Schützen da tutte le valli, ma sembrava che neanche questo sforzo potesse mettere fine alla furia dei nemici. Catarina Lanz, simile a un’eroina moderna che guida il popolo, armata di forcone si arrampica sulle mura e si oppone eroicamente in prima linea al passaggio dei soldati, riuscendo a cacciarli da Spinga.
Nel furore della battaglia satura di salnitro sullo sfondo d’una collina insanguinata, Catarina col forcone infilzerà a morte l’ufficiale francese e di cui ne serberà il rimorso, scorgendo nella sua storia la dura necessità degli eventi, il persistere, il perpetuarsi di un ricordo cruento e letale della sua vita dentro una perturbabile storia di libertà, di riscatto sociale.
L’assoluzione è concessa a una condizione: Catarina durante la sua esistenza non dovrà raccontare le proprie vicissitudini insurrezionali, nessuno dovrà sapere, per evitare di essere accusata di stregoneria in quanto considerata donna trasgressiva, ribelle e riottosa.
Prolungati applausi da un pubblico attento e motivato.